It’s halloween?
Si avvicina il 31 ottobre e si riempiono le vetrine di dolciumi e altri articoli per l’occorrenza. Molti vanno alla ricerca del costume pauroso e quasi si entra in un’atmosfera da cinema horror. Ho colto nel web, tra alcune mamme, una domanda che mi ha dato sollievo: Ma halloween lo festeggiamo? Mi ha consolato trovare una dubitativa in persone che si occupano di educare i loro figli. Prima di correre agli acquisti, scuramente invitanti, si sono chieste il senso del festeggiamento. Così mi voglio unire alla loro riflessione critica dando contributi antropologici in merito a questa festa. E’ di origini antiche, quando la povertà culturale dei celti cercava di dare risposte alle loro domande. A differenza di oggi non avevano molti strumenti per trovare un senso e la morte spaventava. Temevano che gli spiriti vagassero e per spaventare quelli cattivi che potevano impossessarsi di loro cercavano travestimenti per spaventarli. Ma la paura caccia la paura? Come in matematica il positivo è l’opposto del negativo, dunque, non è la modalità corretta. Se si vuole dare una risposta alla morte ognuno può cercarla nei propri riferimenti culturali, tra cui la filosofia, i valori o la fede religiosa. Se veramente un genitore vuole aiutare il proprio figlio ad affrontare la morte può avvicinarlo alla realtà con le fiabe, in cui si tratta questo evento naturalmente inserito nel ciclo della vita, così come può portarlo al cimitero o ai funerali di conoscenti e o parenti. Ci si educa con la realtà non con la finzione o la messa in ridicolo ed il funerale è un rituale presente in diverse religioni che accompagna il passaggio. In ultimo un appello agli insegnanti: la richiesta ministeriale è di far conoscere la cultura e le tradizioni anglosassoni, ricordiamoci che è un obiettivo da raggiungere con l’insegnamento della lingua inglese, non celebrare o festeggiare.